Ignazio di Antiochia non era un trinitario. Una indagine teologica sulle sue lettere

Ignazio di Antiochia era un trinitario? Questo studio mira ad analizzare la teologia, la cristologia e la pneumatologia di Ignazio, una figura la cui testimonianza è considerata fondamentale per lo sviluppo del pensiero cristiano, avendo scritto nel primo decennio del II secolo. L'analisi si concentra sul capire se Ignazio credesse in un Dio composto da tre persone divine co-uguali e co-eterne, una definizione che emergerà solo molto più tardi nella storia della Chiesa.

Contesto Storico e Autenticità degli Scritti di Ignazio

Le informazioni storiche su Ignazio sono limitate e provengono in gran parte da resoconti posteriori alla sua morte. Tuttavia, si può affermare con una certa sicurezza che Ignazio fu un cristiano che visse tra la fine del I e l'inizio del II secolo, e fu martirizzato probabilmente intorno al 110 d.C. durante il regno dell'imperatore Traiano. Fu vescovo di Antiochia, e secondo il racconto di Eusebio di Cesarea del IV secolo, fu il terzo a ricoprire questo ruolo dopo Pietro ed Evodio. Nonostante alcune suggestioni che lo volessero una figura mitica, esistono prove convincenti della sua storicità, inclusi i riferimenti nelle lettere di Policarpo (vescovo di Smirne, che conobbe Ignazio personalmente), le citazioni di Ireneo (circa 170 d.C.) e Origene, e i dettagli forniti da Eusebio.

La questione più complessa riguarda l'autenticità delle lettere di Ignazio, poiché è ampiamente riconosciuto che alcune lettere a lui attribuite furono falsificate molto tempo dopo la sua morte. La visione comune di tre "recensioni" e tre "raccolte di lettere" è stata sfatata dagli studi più recenti, che ha identificato almeno cinque recensioni e raccolte di lettere che variano da una a diciassette lettere. In particolare il lavoro di Marcus Vincent (2019) e Jack Bull, suggerisce che la "recensione siriaca breve" (Short Syriac Recension) sia la più vicina agli scritti autentici di Ignazio. Queste lettere, scritte in greco ma conservate in questa recensione siriaca, furono espanse circa 80 anni dopo la morte di Ignazio, formando la "recensione media" a sette lettere che alterò la sua teologia per riflettere le credenze della fine del II secolo. Per lo studio delle sue vere credenze, è fondamentale concentrarsi sulle tre lettere autentiche della recensione siriaca breve: quelle a Policarpo, ai Romani e agli Efesini.

Le Credenze di Ignazio Riguardo a Dio (il Padre)

Avendo identificato gli scritti autentici, si può delineare la teologia di Ignazio all'inizio del II secolo. Nelle sue lettere, Ignazio identifica chiaramente Dio come il Padre e distingue Gesù Cristo nostro Signore da Dio. Dio è inequivocabilmente la figura centrale della sua teologia, come evidenziato dalla frequenza delle menzioni e dalle espressioni usate: Ignazio si sente "confermato in Dio", desidera le "cose buone in Dio", ritiene importante "parlare secondo la volontà di Dio", e esorta a "servire alla gloria di Dio" e a essere "imitatori di Dio". Il fine ultimo della teologia di Ignazio è Dio.

Ignazio descrive Dio usando pronomi singolari, indicando che crede che Dio sia una sola persona. Ad esempio, nella sua lettera a Policarpo, scrive: "Più specialmente per conto di Dio conviene sopportare ogni cosa affinché anch'egli possa sopportare noi". Similmente, nella sua lettera ai Romani, afferma: "È bene che io mi allontani dal mondo in Dio affinché io possa risorgere in lui nella vita". In questo contesto, "lui" si riferisce a Dio come a un'unica persona. Nella lettera agli Efesini, Ignazio chiama Dio "il padre di Gesù Cristo", stabilendo Gesù come il Figlio di Dio.

Un passaggio chiave nella lettera agli Efesini menziona il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo: "Siete preparati per l'edificio di Dio il Padre e siete innalzati in alto dalla macchina di Gesù Cristo che è la croce, e siete tirati dalla fune che è lo Spirito Santo e la vostra puleggia è la vostra fede e il vostro amore è quella via che conduce in alto a Dio". Sebbene tutti e tre siano menzionati, solo il Padre è chiamato Dio. Gesù è chiaramente distinto da Dio, e lo Spirito è descritto casualmente a fianco della fede e dell'amore. Questo non è in linea con la descrizione di Dio come tre persone co-uguali e co-eterne. Il Padre è inoltre chiamato "l'Altissimo" nella lettera ai Romani, significando la persona più elevata di tutte.

Per quanto riguarda la preghiera e l'adorazione, Ignazio prega solo Dio e mai Gesù Cristo o lo Spirito Santo. La lode è diretta a "Dio il Padre attraverso Gesù Cristo nostro Signore". Gesù funziona in un ruolo mediatorio, ma tutto è ultimamente diretto a Dio, che è descritto come il Padre solo. Anche il martirio di Ignazio è diretto e dedicato a Dio solo; egli muore volontariamente per Dio, non per Cristo o per lo Spirito Santo. In sintesi, Ignazio eleva Dio il Padre come la persona più importante della sua teologia.

Le Credenze di Ignazio Riguardo al Figlio (Gesù)

Il titolo più comune che Ignazio attribuisce a Gesù è "nostro Signore" (es. "Gesù Cristo nostro Signore"), che suggerisce l'influenza del Salmo 110:1. Questo titolo indica che Gesù è distinto da Yahweh; non è Yahweh, ma il Signore risorto esaltato alla destra di Yahweh. La cristologia di Ignazio presenta Gesù come una figura rappresentativa per i membri delle sue chiese, un esempio da seguire e un modello per le relazioni.

Ignazio parla frequentemente dell'umanità di Gesù, descrivendo Cristo come una persona con "carne" e la sua esistenza carnale anche dopo la risurrezione. La "carne di Gesù Cristo" è definita come il "pane di Dio" che Ignazio cerca. Come menzionato, Dio il Padre è il padre di Gesù Cristo, indicando che Gesù è il Figlio di Dio e che Dio, per definizione, è il Padre solo. È significativo che Ignazio descriva la nascita di Gesù, inclusa la verginità di Maria, senza alcun suggerimento di un'incarnazione di un essere divino preesistente che è sceso dal cielo per diventare umano. Non c'è alcun accenno a una pre-esistenza di Gesù prima della sua nascita.

Tuttavia, Ignazio descrive Cristo con il titolo "Dio" in due occasioni: "Gesù Cristo nostro Dio" nella lettera agli Efesini e "Siate perfettamente al sicuro nella pazienza di Gesù Cristo nostro Dio" nella lettera ai Romani. L'uso parsimonioso di questo titolo suggerisce che questa particolare credenza non fosse dominante nella sua cristologia, e si allinea all'uso del termine "Dio" nel Nuovo Testamento, dove si riferisce quasi esclusivamente al Padre e solo occasionalmente al Figlio come agente di Dio.

Le Credenze di Ignazio Riguardo allo Spirito Santo

La sezione sulla pneumatologia di Ignazio è la più breve, poiché lo Spirito Santo è menzionato solo una volta nelle tre lettere autentiche: nel passaggio già citato nella lettera agli Efesini, dove lo Spirito Santo è paragonato a una "fune". Non c'è menzione dello Spirito Santo nelle lettere a Policarpo o ai Romani. La poca enfasi data allo Spirito Santo, rispetto a quella data al Padre (menzionato più del doppio delle volte rispetto al Figlio) e al Figlio, indica che lo Spirito Santo non era così importante per Ignazio.

Conclusioni: Ignazio di Antiochia e il Trinitarismo

Alla luce di tutte queste prove, si può affermare che Ignazio di Antiochia non sarebbe stato considerato un trinitario secondo gli standard dei concili ecumenici successivi, come il Concilio di Costantinopoli (381 d.C.) o di Calcedonia (451 d.C.). Ignazio non definisce mai Dio come tre persone co-uguali e co-eterne e non menziona che il Padre e il Figlio condividano la stessa essenza o sostanza. Per Ignazio, il Padre è il "Dio Altissimo" e l'unico obiettivo della sua devozione, ed è il padre di Gesù. Dio è quasi sempre riferito al Padre solo e non è mai rappresentato come una pluralità di persone, ma piuttosto come una singola persona, indicando che Ignazio era un unitario.

La persona di Cristo è presentata come il figlio umano di Dio, che rimane una persona umana anche dopo la sua risurrezione, mantenendo la carne. Non c'è menzione del fatto che Gesù sia "pienamente Dio e pienamente uomo". L'uso del titolo "nostro Dio" per Cristo è occasionale e si allinea a una teologia in cui Gesù, in quanto agente del Padre, può portare il titolo di Dio. Ignazio non parla mai di alcuna pre-esistenza di Cristo, né di Gesù che "scende dal cielo" o di Dio che diventa un uomo alla nascita di Cristo; questa teologia è completamente assente e estranea al vescovo di Antiochia.

In conclusione, la risposta alla domanda se Ignazio fosse un trinitario è un fermo no. È molto più probabile che Ignazio fosse un unitario biblico, poiché non attribuisce mai la pre-esistenza a Cristo e parla della nascita di Cristo e della sua piena umanità. Questa cristologia, tuttavia, non fu ritenuta sufficiente dai cristiani della fine del II secolo e dei secoli successivi, e gli scritti di Ignazio furono manipolati, ampliati e sviluppati in qualcosa che egli stesso non avrebbe riconosciuto in vita.

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