Hans Denck e il primato dell'esperienza interiore

Vita e formazione
 
Nato nel 1495 a Habach, in Baviera, Hans Denck studiò all’Università di Ingolstadt, laureandosi nel 1519. Dopo aver lavorato come tutore privato, nel 1523 fu nominato rettore della scuola di San Sebaldus a Norimberga su raccomandazione del riformatore Johannes Oecolampadius. Questo incarico segnò l’inizio del suo impegno nella Riforma, sebbene le sue idee si discostassero presto dalle correnti principali. Influenzato dall’umanesimo di Erasmo da Rotterdam, incontrato durante un soggiorno a Basilea nel 1523, e dal misticismo medievale di figure come Johannes Tauler, Denck sviluppò una teologia centrata sull’esperienza interiore, rifiutando il formalismo religioso.  

Conflitti ed esilio

A Norimberga, Denck entrò in contatto con Thomas Müntzer e altri pensatori radicali, maturando posizioni eterodosse: rifiutò il battesimo infantile, insistendo su un battesimo consapevole degli adulti come atto di fede, e negò il valore salvifico dei sacramenti, sostenendo che la salvezza derivasse da un’illuminazione interiore dello Spirito. Queste idee lo misero in collisione con i luterani, in particolare con Andreas Osiander, e nel 1525 fu espulso dalla città. Iniziò così un periodo itinerante, predicando ad Augusta, Strasburgo e Worms, dove collaborò con Ludwig Hätzer nella prima traduzione tedesca dei Profeti dell’Antico Testamento (1527), un’opera innovativa per l’accessibilità delle Scritture.  

Teologia: tra misticismo e critica istituzionale

Il pensiero di Denck, sintetizzato in opere come La legge di Dio (1526) e Sul vero amore (1527), si caratterizzò per un misticismo cristiano anticonformista. Riprendendo il concetto medievale di Gelassenheit (abbandono alla volontà divina), sostenne che l’uomo dovesse rinunciare all’ego per accogliere il “Verbo interiore”, un’ispirazione diretta di Cristo nell’anima, superiore alle istituzioni ecclesiastiche e alle Scritture stesse. Per Denck, la Bibbia era un “testimone” della verità, non la verità assoluta, posizione che lo oppose a Lutero (aderente al Sola Scriptura) e a Zwingli, da cui dissentì anche sull’Eucaristia, interpretata simbolicamente.  

Universalismo e nonviolenza
  
Denck elaborò una visione universalistica della salvezza, ritenendo che Dio potesse redimere anche i non cristiani attraverso l’ascolto interiore della coscienza, idea rivoluzionaria nel XVI secolo. Coerente con questa spiritualità, rifiutò ogni forma di violenza, distanziandosi dagli anabattisti radicali come Müntzer e promuovendo la tolleranza. La sua critica al dogmatismo si estese alla politica, rifiutando l’ingerenza delle autorità nella fede individuale.  

Morte ed eredità
 
Perseguitato come eretico, Denck trovò rifugio a Basilea, dove morì di peste nel 1527, assistito da Oecolampadius. Sebbene la sua attività fu limitata dalla breve vita e dalla repressione, il suo pensiero influenzò l’anabattismo nonviolento, i mennoniti e il pietismo. La sua difesa della libertà di coscienza, la critica alle gerarchie religiose e l’apertura universalista anticiparono temi del pluralismo moderno, lasciando un’eredità di spiritualità introspettiva e resistenza pacifica in un’epoca segnata da conflitti dottrinali.

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