Commentario biblico unitariano - Giovanni 1,18
Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato. - Giovanni 1,18 (CEI)
Nessuno ha mai visto Dio; l'unigenito Dio, che è nel seno del Padre, è quello che l'ha fatto conoscere. - Giovanni 1,18 (NR)
Uno dei dibattiti più significativi nella critica testuale del Nuovo Testamento riguarda Giovanni 1:18. Alcuni manoscritti greci riportano "Figlio unigenito", altri "unigenito Dio". A un certo punto della storia manoscritta, il testo è stato modificato, ma quale fosse la lettura originale rimane oggetto di discussione.
Prima di affrontare la questione testuale, è importante comprendere che quando Giovanni scrive "nessuno ha mai visto Dio", usa "vedere" in senso idiomatico per indicare "conoscere". Questo uso è comune sia in ebraico (ra'ah) che in greco (horaō), dove "vedere" può significare "percepire con la mente, conoscere". Gesù stesso usò questo linguaggio quando disse a Filippo: "Chi ha visto me, ha visto il Padre" (Giovanni 14:9). Non si riferiva alla vista fisica, ma alla conoscenza. Due versetti prima aveva chiarito: "Se aveste conosciuto me, avreste conosciuto anche il Padre mio" (Giovanni 14:7).
Il contesto di Giovanni 1:18 conferma questa interpretazione: la frase "nessuno ha mai visto Dio" è contrastata con "lo ha fatto conoscere". Il versetto non parla quindi di vedere Dio con gli occhi, ma afferma che la verità su Dio è venuta attraverso Gesù Cristo.
Diversi elementi sostengono la lettura "Figlio unigenito". La Bibbia non contiene altri riferimenti a "Dio unigenito", mentre Giovanni usa "Figlio unigenito" in tre altri passi senza controversie testuali (Giovanni 3:16, 18; 1 Giovanni 4:9). Sarebbe strano che Giovanni 1:18 fosse l'unica occorrenza di "Dio unigenito" in tutta la Scrittura. Giovanni chiude il suo Vangelo affermando che "queste cose sono state scritte affinché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio" (Giovanni 20:31). Risulterebbe contraddittorio se il capitolo 1 affermasse che Gesù è Dio, mentre la conclusione indicasse che è il Figlio di Dio.
Sebbene la lettura "Dio" appaia nei testi alessandrini (generalmente più antichi), "Figlio" predomina nelle famiglie testuali occidentali, cesariensi e bizantine. Come nota lo studioso Bart Ehrman, non si tratta semplicemente di una lettura supportata dai manoscritti più antichi contro altri più recenti, ma di "una lettura trovata quasi esclusivamente nella tradizione alessandrina e un'altra trovata sporadicamente lì e virtualmente ovunque altrove". "Figlio" predomina non solo nei manoscritti greci, ma anche nelle versioni latine e siriache, oltre che negli scritti dei Padri della Chiesa.
La lettura "Dio unigenito" presenta difficoltà significative. Cosa avrebbe significato "Dio monogenēs" (unigenito/unico) per ebrei e greci del I secolo? Gli ebrei avevano già il loro Dio Unico (Deuteronomio 6:4), che per definizione sarebbe stato unico. Per i greci, ogni divinità era unica in qualche modo. Se il versetto inizia dicendo che nessuno può vedere Dio, come si può poi riferirsi a "Dio unigenito" che può essere visto? La lettura "Figlio unigenito" risolve questa tensione: mentre non possiamo vedere Dio, possiamo vedere il Figlio unigenito che lo ha fatto conoscere. Nel terzo secolo, con lo sviluppo della dottrina trinitaria, alcuni copisti avrebbero avuto un motivo teologico per cambiare "Figlio" in "Dio", non viceversa.
L'evidenza testuale, contestuale e teologica suggerisce che "Figlio unigenito" sia la lettura più probabile del testo originale di Giovanni 1:18. Questa lettura è coerente con l'uso giovannneo, comprensibile nel contesto culturale dell'epoca, e si armonizza perfettamente con lo scopo dichiarato del Vangelo: far credere che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio.
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