Commentario biblico unitariano - Giovanni 1,10

Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, ma il mondo non l'ha conosciuto. - Giovanni 1,10

L'identità dell'"Egli" (in greco autos) in questo versetto è fondamentalmente Dio Padre. L'intera sezione, a partire dal versetto 6 ("Venne un uomo mandato da Dio") fino al culmine nel versetto 18 ("Dio nessuno l'ha mai visto; l'unigenito Figlio... l'ha fatto conoscere"), ha come tema centrale la rivelazione del Padre all'umanità. Dio Padre, la fonte della luce (1 Giovanni 1:5), era presente nel mondo attraverso la Sua provvidenza, la Sua Parola (Logos) attiva nella creazione e nella storia, e infine, in modo supremo, attraverso l'uomo che Egli inviò, Gesù Cristo, in cui la Sua luce risplendette pienamente rendendolo "la luce del mondo". L'affermazione "Egli era nel mondo" si riferisce quindi alla presenza e all'opera costante del Padre, manifestata in vari modi, incluso e culminante nella missione del Figlio.

La frase "il mondo fu fatto per mezzo di lui" è profondamente significativa. Essa attinge alla tradizione giudaica della Sapienza/Logos di Dio come Suo strumento nella creazione (come in Proverbi 8,22-31). Il "lui" qui è il Logos/Piano/Parola/Pensiero espresso di Dio, la Sua potenza creativa e il Suo progetto divino. È attraverso (greco dià, indicando mezzo o strumento) questo Logos divino che Dio Padre ha creato tutte le cose (come affermato al versetto 3). Questo stesso Logos, che è un attributo o la potenza attiva di Dio, non una persona distinta e co-eterna, trovò la sua perfetta e completa incarnazione ed espressione nell'uomo Gesù Cristo (v. 14). Pertanto, l'affermazione ha un significato sia originale che cristologico: si riferisce certamente al ruolo strumentale del Logos di Dio nella creazione fisica originaria, ma, nel contesto della rivelazione in Cristo, acquista anche il senso pregnante della "nuova creazione" (2 Corinzi 5,17, Galati 6,15). Gesù, come perfetto rappresentante e incarnazione del Logos/Piano salvifico di Dio, è lo strumento fondamentale attraverso cui Dio Padre realizza la redenzione e la rigenerazione, la nuova creazione. Egli è il nuovo Adamo, il principio della creazione rinnovata (Apocalisse 3,14). Questo doppio significato (creazione originale e nuova creazione) è coerente con passaggi come Colossesi 1,15-20 ed Ebrei 1,2-10, che descrivono il ruolo mediatore di Cristo nel piano divino usando un linguaggio fortemente creazionale.

La tragica conclusione del versetto, "ma il mondo non l'ha conosciuto", raggiunge qui la sua massima profondità. Il "lui" (in greco autón) che il mondo non ha conosciuto è, ancora una volta, primariamente Dio Padre. Nonostante la Sua presenza costante nel mondo e nonostante l'opera creativa compiuta attraverso il Suo Logos, l'umanità caduta ("il mondo" in senso morale, ostile a Dio) non Lo riconobbe nella Sua vera essenza, volontà e azione. Questo fallimento raggiunse il suo apice proprio quando Dio Padre scelse di rivelarsi nella maniera più chiara e accessibile possibile: inviando il Suo Figlio unigenito, l'uomo Gesù Cristo, la perfetta incarnazione del Suo Logos e la Sua "immagine visibile" (Colossesi 1,15). Il mondo non riconobbe Dio Padre proprio nel momento in cui Egli veniva ai Suoi (il popolo dell'alleanza e, per estensione, l'umanità) nella persona del Suo Messia, il Suo emissario perfetto. Il contesto immediato rende questo rifiuto ancora più sconvolgente: Dio aveva preparato la via attraverso la Legge e i Profeti (v. 17), aveva mandato Giovanni Battista come testimone fedele (v. 6-8, 15), aveva fatto "dimorare" (skēnoō) la Sua piena presenza rivelatrice (la Sua "gloria", la Sua "grazia e verità") nell'uomo Gesù (v. 14), e attraverso questo Figlio offriva il dono supremo di diventare "figli di Dio" a chiunque credesse in Lui (v. 12). Eppure, il mondo, nella sua cecità e opposizione, non Lo accolse. Il rifiuto dell'Emissario, Gesù Cristo, fu l'evidenza definitiva e il culmine del rifiuto del Mandante, Dio Padre stesso (un principio chiaro in Luca 10,16; Giovanni 12,44-45; Giovanni 13,20).

In sintesi, Giovanni 1,10 presenta un paradosso profondo: Dio Padre, il Creatore presente nel mondo, che aveva portato all'esistenza il mondo stesso attraverso il Suo Logos/Piano divino e stava ora operando la nuova creazione attraverso la perfetta incarnazione di quel Logos in Gesù Cristo, rimase sconosciuto dalla Sua stessa creazione, specialmente quando Si manifestò nel modo più chiaro possibile attraverso il Suo Figlio inviato. Il versetto sottolinea così sia la paziente ricerca di Dio Padre che la tragica gravità del rifiuto umano, mantenendo la distinzione tra l'Unico Dio (il Padre) e il Suo Figlio, Gesù Cristo, lo strumento supremo della Sua volontà creatrice e redentrice.

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