Commentario biblico unitariano - Luca 7,16
Tutti furono presi da timore, e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra di noi»; e: «Dio ha visitato il suo popolo». - Luca 7,16
Il versetto di Luca 7,16, in cui si afferma che "Dio ha visitato il Suo popolo", viene occasionalmente citato da alcuni trinitari come prova della divinità di Gesù. Tuttavia, questa interpretazione trascura un elemento chiave del contesto immediato: la folla, dopo aver assistito al miracolo della resurrezione del figlio della vedova, definisce Gesù "un grande profeta" (Luca 7,16), dimostrando chiaramente che non lo riconoscevano come Dio. Questo esempio sottolinea un principio ermeneutico fondamentale: ogni passaggio biblico deve essere analizzato sia nel suo contesto immediato che in quello più ampio delle Scritture, evitando letture isolate che possano distorcerne il significato.
Il termine "visitare", nella Bibbia, non implica necessariamente una manifestazione diretta di Dio, ma spesso indica un intervento divino mediato attraverso azioni umane o processi naturali. Nel Libro di Rut, ad esempio, si legge che "il Signore visitò il Suo popolo" ponendo fine a una carestia e permettendo ai campi di produrre frutti (Rut 1:6). Qui Dio non compie un miracolo eclatante come la manna nel deserto, ma agisce attraverso il lavoro agricolo e le dinamiche sociali. Allo stesso modo, nei Vangeli, Dio "visita" il popolo inviando Gesù, un profeta che compie opere straordinarie, come la resurrezione del figlio della vedova. In entrambi i casi, l’azione divina si realizza attraverso strumenti umani, senza che questi vengano identificati con Dio stesso.
Da ciò emerge una lezione teologica centrale: Dio sceglie di operare nel mondo delegando, guidando e benedicendo l’operato delle persone. Questo principio è riflesso nel linguaggio biblico e in quello contemporaneo. Ad esempio, se una persona riceve un aiuto economico da un conoscente che afferma: "Il Signore mi ha spinto a farlo", è comune rispondere: "Dio mi ha benedetto". Nessuno dei due interlocutori intende suggerire che il donatore sia divino; piuttosto, riconoscono che Dio agisce attraverso scelte e azioni umane. Allo stesso modo, espressioni come "Dio ha fatto grandi cose" (Luca 8:39) non escludono il ruolo attivo delle persone, ma attribuiscono a Dio il merito ultimo del bene compiuto.
Luca 7,16 non sostiene la dottrina della Trinità, ma illustra il modo in cui Dio interagisce con l’umanità: non sostituendosi all’azione umana, ma ispirandola e valorizzandola. La corretta interpretazione del versetto richiede dunque un’analisi contestuale che eviti di forzare significati teologici estranei al testo. Questo approccio, oltre a preservare l’integrità del messaggio biblico, incoraggia a riconoscere la presenza divina nelle relazioni e nelle opere quotidiane, dove il sacro si manifesta attraverso l’ordinario.
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