Commentario biblico unitariano - Matteo 28,19
Alcune Bibbie traducono la frase con “Andate e fate discepoli di tutte le nazioni.” La frase “di tutte le nazioni” sembra indicare un genitivo, ma “nazioni” è in realtà un accusativo (complemento oggetto diretto). Una traduzione precisa sarebbe: “Andate e discepolate tutte le nazioni.” Il genitivo potrebbe limitare il significato a “alcuni tra le nazioni”, mentre l’accusativo chiarisce l’obiettivo ampio: “discepolate tutte le nazioni.”
La traduzione “fate discepoli” è preferita perché il termine greco mathēteuō implica sia creare che formare discepoli. Dopo la risurrezione, Gesù amplia il mandato dei discepoli. In precedenza, aveva detto: “Non andate tra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani, ma andate piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele” (Matteo 10:5-6). Ora ordina di andare a tutte le nazioni.
“Battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.” Questa frase, parte del “Grande Mandato,” è stata oggetto di dibattiti. Alcuni studiosi dubitano dell’originalità della formula trinitaria, che non è riportata da Eusebio di Cesarea e nel manoscritto ebraico Shem Tov, ma i manoscritti greci più antichi, come il Codex Vaticanus e il Codex Sinaiticus, la contengono. Non esistono tracce di controversie sul testo, né prove di alterazioni post-Concilio di Nicea.
Il termine “nome” in contesto biblico indica autorità. Battezzare nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo significa agire sotto la loro autorità. Sebbene “nome” sia al singolare, può riferirsi a una pluralità, come in Genesi 48:16 (“il nome dei miei padri Abramo e Isacco”). Negli Atti, i discepoli battezzano “nel nome di Gesù Cristo,” sottolineando la sua autorità come Signore risorto. Questo mostra che Matteo 28:19 non insegna esplicitamente la dottrina trinitaria, ma menziona Padre, Figlio e Spirito Santo come elementi distinti dell’opera divina.
La menzione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo non implica la dottrina della Trinità, codificata solo nel 381 d.C. Il Concilio di Nicea del 325 d.C. stabilì che Gesù fosse Dio, ma non definì lo Spirito Santo come “terza Persona” della Trinità. Inoltre, negli Atti i discepoli battezzano “nel nome di Gesù Cristo” (Atti 2:38; 8:16; 10:47-48; 19:5-6).
Nella cultura biblica, “nome” rappresenta l’autorità. Esempi includono servire nel nome del Signore (Deuteronomio 18:5-7), profetizzare nel Suo nome (Deuteronomio 18:22), e benedire nel Suo nome (2 Samuele 6:18). La parola “nome” al singolare può anche riferirsi a più persone, come in Genesi 48:16 (“il nome dei miei padri”). Questo uso distributivo dimostra che “nome” non implica necessariamente unità.
Infine, i discepoli battezzavano nel nome di Gesù Cristo per sottolineare la sua autorità, senza contraddire il comando di Matteo 28:19. Questo passaggio non presenta una dottrina trinitaria ma riflette l’unità operativa di Padre, Figlio e Spirito Santo nell’opera di salvezza.
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