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Le radici dell’Unitarianesimo risalgono alla Riforma del XVI secolo, in particolare alle comunità radicali che in Transilvania e in Polonia predicarono l'unità assoluta di Dio, rifiutando la dottrina della Trinità. Figure come Ferenc Dávid in Transilvania e i fratelli polacchi  dell 'Ecclesia  Minor svilupparono un cristianesimo biblico e razionale, centrato sulla libertà di coscienza e sulla tolleranza religiosa. L’Universalismo, invece, affonda le sue radici nella convinzione che tutte le anime siano destinate alla salvezza, superando la visione di una condanna eterna. Già alcuni Padri della Chiesa, come Origene di Alessandria, Gregorio di Nissa e Didimo il Cieco, sostennero la dottrina dell’apocatastasi, ossia la restaurazione finale di tutte le creature in Dio. Questa corrente riaffiorò in età moderna, soprattutto tra quei predicatori protestanti che videro nell’amore divino un principio incompatibile con la dannazione eterna.

La morte sul rogo di Eloy Pruystinck: un radicale dimenticato della Riforma

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Il 23 ottobre 1544, un predicatore di strada di nome Eloy Pruystinck venne arso al rogo ad Anversa, in Belgio, concludendo così una delle carriere più lunghe e controverse della Riforma radicale. Negli annali storici, Eloy è generalmente catalogato come "libertino spirituale", "spiritualizzatore" o "spiritualista". Tuttavia, la Global Anabaptist Mennonite Encyclopedia Online (GAMEO) riconosce che, per un certo periodo, Eloy fu effettivamente un leader anabattista, sebbene le sue dottrine lo allontanassero progressivamente dall'ortodossia del movimento. Eloy rappresentava senza dubbio una delle figure più radicali dell'intera Riforma. Le sue tesi teologiche erano così avanzate da risultare scandalose persino per i suoi contemporanei più progressisti. Sosteneva che ogni essere umano possedesse lo Spirito Santo, indipendentemente dalla fede o dall'appartenenza religiosa, e identificava audacemente questo Spirito con le capacità razionali dell'...

Marco 12,28-34: L'identità del Dio unico e il comandamento fondamentale secondo i Vangeli

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Introduzione L'analisi del passaggio evangelico di Marco 12:28-34 offre una prospettiva chiara e coerente sull'identità del Dio unico e sulla centralità del monoteismo ebraico riaffermato da Gesù. Questa riflessione intende fornire ai credenti strumenti per una comprensione più approfondita del vero Dio e del suo figlio, Gesù Cristo, facilitando conversazioni teologicamente fondate. Il brano descrive un dialogo significativo tra Gesù e uno scriba. A differenza di molti altri scambi che Gesù ebbe a Gerusalemme, questo scriba si distingue per il suo atteggiamento amichevole e non ostile, senza cercare di mettere in difficoltà il Maestro. La domanda posta dallo scriba è di importanza fondamentale: "Qual è il primo di tutti i comandamenti?". La riaffermazione dello Shema La risposta di Gesù consiste nella citazione dello Shema , tratto da Deuteronomio 6:4-5, riaffermando così il monoteismo ebraico nella sua forma originaria, senza alcuna reinterpretazione o divisione ...

Commentario biblico unitariano - Giovanni 1,18

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Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato. - Giovanni 1,18 (CEI) Nessuno ha mai visto Dio; l'unigenito Dio, che è nel seno del Padre, è quello che l'ha fatto conoscere. - Giovanni 1,18 (NR) Uno dei dibattiti più significativi nella critica testuale del Nuovo Testamento riguarda Giovanni 1:18. Alcuni manoscritti greci riportano "Figlio unigenito", altri "unigenito Dio". A un certo punto della storia manoscritta, il testo è stato modificato, ma quale fosse la lettura originale rimane oggetto di discussione. Prima di affrontare la questione testuale, è importante comprendere che quando Giovanni scrive "nessuno ha mai visto Dio", usa "vedere" in senso idiomatico per indicare "conoscere". Questo uso è comune sia in ebraico ( ra'ah ) che in greco ( horaō ), dove "vedere" può significare "percepire con la mente, conoscere". Gesù stesso usò questo l...

Il Pastore di Erma e la questione trinitaria

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Introduzione La ricerca delle origini della dottrina trinitaria nella chiesa primitiva costituisce un campo di indagine tanto affascinante quanto complesso. Poiché né Gesù né i suoi apostoli insegnarono esplicitamente che l'unico Dio consista di tre persone divine co-uguali e co-eterne, diventa necessario esplorare i secoli successivi alla fondazione della chiesa per comprendere come e quando tale dottrina abbia preso forma. L'analisi degli scritti cristiani non canonici dei primi secoli rivela un panorama teologico variegato, nel quale figure come Clemente di Roma, la Didaché, Policarpo e altri Padri Apostolici non presentano ancora una chiara formulazione trinitaria; anzi, molti di questi autori mostrano posizioni autenticamente unitariane. In questo contesto si inserisce Il Pastore di Erma , un'opera che merita particolare attenzione per comprendere l'evoluzione del pensiero cristologico nei primi secoli della chiesa. Contesto storico e letterario Il Pastore di E...

L'Epistola a Diogeneto è trinitaria?

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L'Epistola a Diogneto: Un'indagine sulla cristologia e la concezione di Dio nel II secolo L'Epistola a Diogneto, un'opera apologetica di fondamentale importanza inclusa nella collezione dei Padri Apostolici, offre uno sguardo approfondito sulla comprensione cristiana di Dio e di Cristo nel II secolo. Sebbene l'identità sia dell'autore che del destinatario, Diogneto, rimanga sconosciuta, si stima che l'opera sia stata composta tra la metà e la fine del II secolo (circa 150-200 d.C.). L'epistola si presenta come una difesa dei cristiani, spiegando la loro fede ai pagani politeisti e agli ebrei. È tuttavia cruciale notare che l'opera, nella sua forma attuale, è un composto di due autori distinti : i capitoli 1-10 riflettono il pensiero dell'autore originale, mentre i capitoli 11-12 sono stati scritti da una mano diversa, con un vocabolario, uno stile e persino opinioni diverse, come quelle sugli ebrei. Questa distinzione è confermata da lacune nel ...

L'unicità di Dio e l'umanità di Gesù: una riflessione su 1 Timoteo 2:5

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Introduzione Il dibattito sulla natura di Dio e sull'identità di Gesù Cristo ha attraversato secoli di riflessione teologica, dando origine a diverse interpretazioni e correnti di pensiero. Tra i testi biblici che offrono una prospettiva particolarmente chiara su queste questioni fondamentali, 1 Timoteo 2:5 emerge come uno dei passaggi più diretti e inequivocabili del Nuovo Testamento. Questo versetto, nella sua semplicità linguistica e chiarezza concettuale, presenta verità che meritano un'analisi approfondita. L'importanza di questo testo risiede non solo nella sua chiarezza espositiva, ma anche nel suo potenziale di servire come punto di riferimento fondamentale nelle discussioni cristologiche e nelle questioni riguardanti la natura dell'essere divino. La formulazione diretta e priva di ambiguità del versetto lo rende un terreno fertile per l'esame critico di diverse visioni teologiche concorrenti. Il contesto scritturale: 1 Timoteo 2:4-6 Per comprendere pien...

La Bibbia attribuisce a Gesù titoli divini?

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Introduzione La dottrina trinitaria ha rappresentato per secoli l'ortodossia cristiana dominante, sostenendo che Gesù Cristo sia pienamente divino alla pari del Padre. Uno degli argomenti centrali a sostegno di questa posizione si basa sull'analisi di specifici nomi e titoli attribuiti a Gesù nelle Scritture, interpretati come prove decisive della sua divinità ontologica. Tuttavia, un esame critico di questi argomenti rivela significative lacune metodologiche e interpretative che sollevano dubbi sulla solidità di tali conclusioni. Il presente saggio intende dimostrare come l'approccio trinitario ai titoli divini di Gesù spesso manchi di fondamento testuale adeguato e richieda letture forzate dei testi biblici per sostenere presupposizioni dottrinali precostituite. Il nome "Gesù": un'inferenza teologica problematica L'argomentazione trinitaria relativa al nome Gesù si basa su un'inferenza apparentemente logica: poiché Matteo 1:21 afferma che Gesù ...

Clark Pinnock (1937-2010): convergenze unitariane universaliste di un teologo evangelico

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Introduzione Clark H. Pinnock (1937-2010) rappresenta una delle figure più controverse e innovative della teologia evangelica contemporanea. Teologo canadese di formazione battista, Pinnock ha attraversato un significativo percorso di evoluzione teologica che lo ha condotto da posizioni fondamentaliste iniziali verso una riflessione più aperta e inclusiva. Due aspetti particolarmente rilevanti del suo pensiero maturo riguardano la sua concezione della trinità, caratterizzata da un approccio funzionale e narrativo piuttosto che strettamente ontologico, e la sua progressiva adesione a forme di universalismo cristiano. Il percorso teologico di Pinnock La traiettoria intellettuale di Pinnock si caratterizza per una costante ricerca di equilibrio tra fedeltà alle scritture e apertura al dialogo con la cultura contemporanea. Formatosi inizialmente nella tradizione riformata di Westminster, Pinnock ha gradualmente sviluppato posizioni che lo hanno portato ad abbracciare la teologia arminia...